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Articoli recenti

25
Ott

Le Vette….la differenza tra salire ed ascendere

Ore ,

giorni,

notti insonne.

momenti di progettazione,

momenti di riflessione,

momenti di attesa.

La costruzione delle scelte appare ergersi come per incanto.

Ogni gesto esalta quella costruzione e la dichiara.

Le forme ammalianti della ricchezza e delle possibilità.

Tutto si può fare!

Lo faccio!

Sono in cima…l’ennesima volta!

Mi volto e mi rendo conto che anche questa volta sono solo.

Mi sveglio stanco, con la coscienza che tutto ciò l’ho creato io.

Ogni giorno porto con me qualcuno…in cima.
Ogni giorno qualcuno mi ricambia
Ogni giorno vorrei essere più bravo a spiegargli che tutto ciò può essere la sua vita
Ogni giorno qualcuno mi stima
Ogni giorno qualcuno mi porta in cima!

Marco Nescatelli

24
Ott

About me…

Cosa faccio:

Ideatore di KataClimb
Direttore e Fondatore dell’Accademia di arrampicata RomaCenterClimb

Come lo faccio:

Lento è preciso, preciso è veloce
Equilibrio, amore, armonia, benessere, rispetto

Perchè lo faccio:

Ho tutti i difetti e molti vizi…per questo riesco ad essere Empatico.
Amo la vita e imparo ogni giorno osservando la natura e insegnando.

L’arrampicata ha rappresentato la mia grande opportunità!

Grazie agli studi eseguiti praticando ed insegnando l’arrampicata sono riuscito a trovare la mia via di salita per la vetta interiore 🌀☯️

Non ho sogni…ho solo tante cose da fare 😍

28
Ott

Essere-Fare-Avere

Uscita RCC
Il segreto del riuscire a fare le cose è farle,
sembra scontato ma è l’unico modo che funziona!
Come posso riuscire a credere di essere capace di fare finché non faccio?
potrò sbagliare ma potrò anche trasformare gli errori in miglioramento!
In realtà poi l’esercizio diventa un gioco dell’osare e con stupore si arriverà a comprendere che si può riuscire a fare qualsiasi cosa!
Dopodiché si cambia il gioco e si cerca il gioco che ci stimola di più.
Dopo tanto vagare e riuscire a fare cose su cose,
cambiando in continuazione,
si arriva a capire che il problema non è nel trovare cose o fare cose, che ci diano la soddisfazione o la gioia,
ma imparare ad essere soddisfatti ed imparare a gioire.
Se ancora dipendiamo dal contesto allora amiamolo,
guardandoci in giro con gli occhi dell’amore che mettono in luce tutta la meravigliosa bellezza
che prima non comprendevamo e tenevamo lontano per ignoranza.
Quindi si ricomincia a giocare nel rendere le cose possibili agli altri o all’altro 🙂
Aiutiamo noi aiutando l’altro a permettersi di essere!
Marco Nescatelli
16
Ott

6 La pratica dell’equilibrio – Empatia e condivisione


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Empatia & condivisione

Se si vuole imparare cogliendo informazioni non c’è modo migliore nell’ascoltare qualcuno che vuole condividere delle informazioni.

Ma perché si dovrebbero condividere le informazioni?

Perché la comunicazione esiste ed avviene comunque!

Quindi dato che dobbiamo comunicare tanto vale gestire il linguaggio e definire la direzione dell’informazione.

Questo meccanismo intrinsecamente innesca:

1) un’ indagine su quello che si vuole comunicare, analisi dell’informazione data

2) un’indagine su quello che viene recepito dall’interlocutore, che è proporzionale al nostro livello di apprendimento del contenuto del messaggio stesso, analisi dell’informazione di ritorno che amplifica e definisce l’originale migliorandola…

Ogni forma di comunicazione è bidirezionale questo vuol dire che quando si insegna ne otterremo beneficio captando le risposte dell’allievo che sono a loro volta altre informazioni che sviluppano lo stimolo.

Certo non si può iniziare il percorso dall’insegnamento ma si può impostare la comunicazione chiedendo assistenza….ogni volta che chiedete state dichiarando le vostre necessità che sono un patrimonio informativo per chi vi vorrà aiutare o avere uno spunto per condividere….

D’altro canto se un principiante facesse di testa propria ( con le sue conoscenze) tenderebbe a fare sempre le stesse cose ripetendosi ed affaticandosi senza un apporto di novità che “l’altro” potrebbe in ogni caso segnalare, vedendo le cose da un’altro punto di vista, per poter vedere meglio bisogna guardare da tutti i possibili punti di vista.

Marco Nescatelli

12
Ott

5 La pratica dell’equilibrio – il ritmo evolutivo

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Il ritmo evolutivo

Le fasi dell’apprendimento

  1. analisi
  2. esecuzione
  3. analisi dell’esecuzione o proposta migliorativa
  4. acquisizione e sedimentazione della soluzione/metabolizzazione

Le fasi di gestione del cambiamento

  1. ascolto / percezione/conoscenza…
  2. azione/decisione/osservazione
  3. risposta/conferma
  4. convinzione/fiducia/sistema di credenze/fluire

Seguire queste fasi e riuscire ad esprimerle al meglio dipende da quanto siamo in grado di definirle.

Per definire una cosa limiteremo gli ambiti di attenzione ponendo un inizio ed una fine alla nostra concentrazione!

Per definire un inizio ed una fine usiamo IL RECUPERO!

IL RECUPERO
Sedimentazione e metabolizzazione

Il recupero è una delle parti fondamentali dell’allenamento infatti grazie a questo possiamo assimilare al meglio quello che abbiamo imparato e dare l’opportunità al corpo di assestarsi e riorganizzarsi o curarsi.
Rispettare i recuperi è più difficile che gestire l’esercizio per il fatto che spesso si associa l’allenamento alla fatica invece di impegnarsi a focalizzare l’attenzione sulle priorità che porteranno al miglioramento.

Il recupero tra le sedute 

Nel caso noi decidessimo di allenarci facendo esercizio 2/3 volte a settimana nelle restanti giornate o al di fuori dell’esercizio si pratica il recupero passivo o si potrebbe fare del recupero attivo.

Recupero passivo

Per recuperare passivamente la cosa migliore è mangiare e dormire anche se sembra un’ovvietà in realtà spesso si sottovalutano:

  • Il cibo quantità e qualità
  • il sonno le ore di sonno necessarie e la qualità del sonno.

Le 8 ore sono uno standard ma spesso ne servono anche 10 ore, dormite nelle ore buie e soprattutto in un ambiente silenzioso.

Recupero attivo

Lo Stretching o esercizi di rilassamento sono altamente consigliati, lontano dall’allenamento specifico, dato che l’arrampicata del principiante è quasi interamente isometrica portando a stati muscolari di ipertonicità.
Ai più abbienti consiglio sauna, bagno turco, bagni di caldo-freddo e massaggi…
Ai più accaniti, in preparazione per la coppa del mondo, le sedute di esercizio dell’arrampicata potranno essere intervallate da sedute di esercizi aerobici leggeri come del nuoto libero, delle camminate o qualche pedalata in piano ed, al limite con il troppo, la corsa.

Il recupero nella seduta di allenamento nell’arrampicata sportiva

Il recupero tra un circuito ed un’altro deve essere totale, perché se con l’arrampicata noi dobbiamo aumentare la nostra agilità vuol dire che noi dobbiamo aumentare la nostra scioltezza/agio e quindi dobbiamo liberarci delle tensioni che l’affaticamento muscolare porta.
La percezione del recupero non è facile, infatti all’inizio bisogna imporsi dei recuperi che vadano da un minimo di 5 min ad un massimo di 20 min, proporzionatamente al numero di movimenti svolti nel percorso precedente al recupero o dallo sforzo fatto.

Il recupero all’interno di un percorso/via

Nello studio del percorso è necessario individuare i punti di recupero, se non riusciamo a trovarli nello studio, dobbiamo comunque trovarli nell’esecuzione in maniera tale da concludere l’itinerario senza fatica.
Il punto di recupero serve:

  • Favorire il ripristino della magnesite
  • Favorire la decontrazione
  • Favorire la respirazione
  • Favorire l’abbassamento dei battiti cardiaci
  • Favorire l’afflusso di sangue nelle braccia ed il suo ricircolo

Ci sono diversi punti di recupero all’interno di un itinerario che si distinguono in ordine crescente di tempo:

  • Punti di ricarico del sangue nell’avambraccio
  • Punti magnesite, prese che ci permettono di prendere magnesite una volta
  • Punti decontrazione parziale, prese che ci permettono di sgrullare* da una a tre volte
  • Punti di ripristino, prese che ci permettono di stare fino all’abbassamento dei battiti cardiaci.
  • Recuperi totali possono essere terrazzini o punti in cui il percorso permette di staionare “comodamente” per il tempo necessario ad abbassare al minimo i battiti e riossigenare il sangue nelle braccia fino ad eliminare l’acido lattico.

Tutti questi tipi di recupero rientrano nella categoria di recupero attivo, dove per recuperare è necessario imparare posture e pazienza/percezione.

Chiaramente bisogna imparare a recuperare attivamente stazionando sui punti e tentando di eseguire il recupero secondo la sua tipologia.

L’apprendimento dei recuperi non è immediato e richiede molta umiltà, quiete, fede.

A chi vuole migliorare sui recuperi Consiglio di chiedere agli istruttori degli esercizi propedeutici.

Il primo esercizio per imparare a recuperare consiste nel posizionarsi sul pannello con prese molto grandi, ergonomiche ed alla stessa altezza e rimanerci per almeno 2 minuti alternando l’abbassamento delle braccia, contando per ogni cambio 5 secondi, e poi ripetere l’esercizio fino all’agio e poi farlo da acciaiati*-

Le prime volte eseguite l’esercizio sotto l’osservazione di un istruttore dichiarando l’intento e verificando se è d’accordo.

Il recupero sugli errori

La maggior parte delle volte che si cade è perché si è sbagliata una postura o un movimento, coordinazione, e questo comporta un affaticamento notevole a livello di sistema muscolare, che prima di cadere si adopera per compensare gli squilibri, e se non ci riesce, vuol dire che ha finito l’energia.
Questo black-out energetico per il principiante è difficile da comprendere perché è abituato a sentirsi stanco attraverso la percezione dell’acido lattico, che gonfia  i muscoli, ma in questo caso, dato che il tipo di lavoro muscolare è anaerobico, non si genera acido lattico, portando l’inconsapevole a riprovare e riprovare, fino allo sconforto, il passaggio oramai diventato impossibile!

Marco Nescatelli

4
Ott

4 La pratica dell’equilibrio – i gradi

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I gradi di difficoltà nell’arrampicata.

Il Monitoraggio continuo, richiesto per essere sempre presenti nella percezione dello sviluppo, è aiutato oltre che dalla risoluzione errori anche dai livelli di difficoltà o gradi di difficoltà.

Ovviamente bisogna prima capire come funziona la gradazione e come si AGISCE sul grado per saperne poi trarne beneficio.

Innanzi tutto le gradazioni non si riferiscono ad un modello oggettivo, come le unità di misura, ma sono effettuate attraverso le sensazioni/percezioni perciò sono soggettive ed altalenanti.

I gradi vengono proposti dagli esecutori, che intervengono sulla dichiarazione in base alla loro esperienza e morfologia,  e possono essere condivisi oppure no, perché riguardanti comunque uno stato sensoriale, infatti sarà il tempo e le ripetizioni di altri ad assestare il grado.

Finché non si comprendono i modi di gradazione si reagisce al grado, subendone il potere che  gli si attribuisce, mitizzandolo.

Il Grado non dirà mai quanto sono bravo o no, perché esso è composto di numeri ed i numeri sono infiniti.

L’atleta più forte arriva a fine scala solo per un istante che innescherà di conseguenza l’ampliamento della scala stessa.

I numeri saranno solo un orientamento approssimativo e non ci renderanno felici o soddisfatti ne tantomeno gratificati.

Marco Nescatelli

2
Ott

3 La pratica dell’equilibrio – risoluzione problemi


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Problem solving/ risoluzione dei problemi

La capacità di gestire i problemi è il modo in cui si affronta il cambiamento.
Per gestire le cose avrò bisogno di capire come funzionano.

Autostima

Nelle fasi di cambiamento noi tutti siamo sempre preoccupati per noi stessi.
In realtà questa è la reazione istintiva, quindi conservativa, dell’ego che frena il cambiamento.

Ma la scelta del cambiamento e del miglioramento è la tendenza all’accettazione assoluta del sé-consapevole in unione con il contesto.

Quindi in poche parole ogni volta che sbaglierò, perché mi sono messo di fronte a qualcosa di sconosciuto, mi fermo a riflettere sull’accaduto, senza giudizio, cercando di vedere dov’è presente l’errore ed una volta osservato sarà risolto.

Il primo errore è il non permettermi di sbagliare!

Imparare a cadere, nell’arrampicata, vuol dire che dovrò imparare prima ad acquisire sicurezza/decisione nell’azione fino a quando effettivamente non sia terminata, constaterò della caduta solo in volo, nell’atto della caduta!

Successivamente alla caduta osserverò le azioni conseguenti all’errore (stupore,delusione,ira..)

Poi classificherò l’errore.

Con il tempo si imparerà a non commettere più errori di approccio (scelta del livello dell’itinerario, troppe prese memorizzate.. troppa carne al fuoco…atteggiamento remissivo con dichiarazione di sconfitta nello studio etc..) che rappresentano le varie ansie per poi praticare la presenza…focalizzandosi sui singoli gesti.

Chi è all’inizio tende a reagire all’errore (nasconderlo) non cogliendo cosa si cela dietro una caduta.

Ma per fortuna, una volta a terra, ci si rialza!!

In primis Ricordo del se e poi l’analisi dell’accaduto, del tipo moviola, e poi agire di conseguenza.

Nel momento in cui l’errore lo colloco all’interno della mia ricerca esso metterà in luce la scoperta.

Migliorerò quando accetterò l’errore, quindi lo prenderò in considerazione e lo trasformerò in esperienza che arricchirà il mio bagaglio “motorio”.

Nel momento in cui utilizziamo l’errore come elemento di giudizio finiamo per identificarci con esso….quindi diventiamo sbagliati…

Per imparare a mantenere la ricerca attiva riduciamo ogni evento in piccole azioni propositive.

Seguendo questo filo logico io insegno a cadere prima fisicamente e poi mentalmente, infatti l’essere presenti nel momento della caduta, per la gestione del corpo in volo, implica di per sé la presa di coscienza e l’accettazione del momento (consueto) che renderà possibile ed accettabile lo sbaglio per sviluppare la crescita.

Noi dobbiamo avere CURA delle cose non perché sono malate ma perché ci farà semplicemente sentire meglio… anche se non stiamo male.

Innamoriamoci della scoperta.

L’errore risolto sarà l’indice di miglioramento perché altrimenti percepire il miglioramento sarà molto difficile per chi si immerge in un processo migliorativo basato sul margine.

Gli errori sono lo strumento della ricerca.

La percezione del miglioramento si ha solo attraverso la misura del proprio stato… al di fuori del giudizio.

Porsi degli obiettivi/risultato al di fuori di questi parametri, come un “arrivare in cima”, rappresenta un limite che influenza negativamente il divenire costringendolo in un solo ambito e non prendendo in considerazione il nuovo.

Trasformare l’errore in opportunità o scoperta è uno dei modelli di comportamento a cui arriviamo seguendo il metodo qui descritto.

Io sbaglio perché non credo di avere gli strumenti necessari a cogliere la perfezione.

Marco Nescatelli

1
Ott

2 La pratica dell’ Equilibrio – Lo sviluppo della percezione

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Lo sviluppo della percezione

Le componenti che si sviluppano nella pratica dell’arrampicata sono:

  • il generare uno stato di quiete per favorire la ricezione delle informazioni
  • il generare un ordine di priorità tale da determinare l’incisività dell’azione (visualizzazione)
  • il mantenere la concentrazione sui vari livelli di intenzione fino alla loro manifestazione (immaginario)
  • il predisporre uno stato mentale adatto ad accogliere la mancanza di informazione per poi colmarlo per migliorare (risoluzione del problema)
  • la capacità di attingere informazioni da più fonti possibili (empatia e condivisione)
  • l’essere e il divenire (fede)

Per quanto riguarda la spiegazione della parte concernente la biomeccanica e la fisica nell’arrampicata, grazie alla quale sono arrivato a questi pensieri, farò solo dei riferimenti ed alcuni cenni, perché io credo fortemente nella qualità dell’azione e non riuscirei con parole e disegni a trasmettere quello che sono abituato a fare durante il giorno, fino ad oggi.

Una volta arrivati a questo punto si intuisce che l’allenamento dovrà vertere sull’applicazione del metodo, capire le basi, imparare a metterle in pratica e poi potenziarle.

Gli strumenti ottimali risiedono nel modo di approcciare all’allenamento.

Cosa sentiamo quando ci alleniamo?

La nostra capacità di sentire è proporzionale a quanto stiamo zitti e a quanto siamo in grado di isolare/sintonizzare il canale di ascolto sulla frequenza interessata, quindi è proporzionale alla nostra capacità di concentrazione.
Prima  impariamo a concentrarci e poi impariamo a mantenere la concentrazione per poi diventare presenti.

Ogni fase o esercizio dell’arrampicata si basa sulla percezione.

Quindi gli esercizi dell’arrampicata aiuteranno a mantenere la presenza, per osservare le nostre manifestazioni, secondo questo ordine:

  1. isolare l’esercizio,
  2. analizzare l’esercizio,
  3. eseguire l’esercizio con attenzione divisa,
  4. analizzare l’esecuzione dell’esercizio (osservazione),
  5. acquisire e metabolizzare le nuove informazioni derivanti dall’analisi dell’esercizio,
  6. inserirlo in un contesto di altri esercizi risolti per testare l’apprendimento e la fiducia nell’apprendimento.

Il margine

La scelta degli esercizi si fonda sul concetto di Margine

Questo termine, sinonimo di limite, raffigura la zona di azione di chi vuole migliorare.

I limiti sono gli strumenti di constatazione del nostro miglioramento.

Infatti ogni volta che sorpassiamo un limite prendiamo coscienza che possiamo andare oltre.

Il concetto di margine si può capire più facilmente con l’azione, semplicemente provando cose appena al di sopra del proprio livello per abituare ed allenare la sensazione/percezione che ci fa’ prima generare il difficile per poi riconoscere il facile.

il facile è il già conosciuto o già fatto!
il difficile è il nuovo e l’irrisolto!

Facile e difficile sono gli aggettivi precursori della rigidità/fluidità.

Se io sento che sto sul facile starò sicuramente più a mio agio (all’inizio) che sul difficile, condizionando l’impressione della forza sugli appigli fino a limitarla al minimo indispensabile.

Per riconoscere le prese grandi o confortevoli noi non ci affidiamo alle dimensioni ma al confort che ne proviamo (memoria).

Posso quindi dire che la condizione di agio nel gesto la posso sviluppare solo attraverso una pratica mirata all’utilizzo di prese via via sempre più piccole e difficili (per lontananza e direzione) in maniera tale da far sembrare buone e facili tutte quelle più grandi.

La ricerca del facile è la via demoniaca, apparentemente più semplice per trovare la confidenza (la ripetizione), ma facendo solo cose facili io non farò altro che soffrire e faticare perché non mi metterò in condizione di migliorare e quindi a lungo andare peggiorerò a causa della perdita dello stimolo.

Bisogna comunque essere attenti alla misura…la difficoltà ha diverse facce…e quindi occorre saper definire un quadro di azione dove tutti i componenti vengano analizzati per poi scegliere ed isolare l’area da sviluppare.

Durante i primi passi conviene che  lo sviluppo sia mantenuto focalizzato su un solo componente alla volta ma alternato nel tempo, per non incappare nella trappola del facile.

Evidentemente tutto ciò che scrivo è relativo al fatto che sarà suscettibile di cambiamenti finché troverò parole e modi diversi per semplificare e dare chiarezza al messaggio. Infatti la pubblicazione on-line permette di rendere partecipi gli interessati al mio cambiamento basato sullo studio relativo alla percezione dell’equilibrio e dei feedback che riceverò anche da queste pubblicazioni.

Grazie 🙂

Marco Nescatelli

30
Set

1 La pratica dell’ Equilibrio

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Le fasi della creazione

  1. Intenzione
  2. Attenzione Divisa 
  3. Azione
  4. Manifestazione

QUANDO MI RENDO CONTO DEL PROCESSO RAGGIUNGO UN’AZIONE CONSAPEVOLE.

Affinché posso accorgermi di essere “coscientemente creatore” è indispensabile la coerenza tra le fasi.

L’intenzione è la creatrice

La chiave o nocciolo della scoperta dell’io risiede proprio nel riconoscimento dell’Intenzione dell’io che manifesta la nostra realtà come azione.

Da questo momento in poi le cose accadono per scelta consapevole o no….

Immettendo nel sistema l’attenzione/osservazione sul processo di creazione/azione posso risalire all’intenzione e quindi conoscere parte dell’IO

“quella parte di unione tra desiderio e volontà”

La cura del dettaglio fa si di facilitare e mantenere l’attenzione focalizzata.

Con la precisione demoliamo la meccanicità che rappresenta la reazione cioè un’azione non consapevole che si basa su delle informazioni riguardanti situazioni del passato e che evidentemente non posseggono attinenza con il presente.

La precisione è quella pianta che cresce nel terreno della quiete.

Per precisi si intende mantenere l’attenzione sulle priorità.
Per essere preciso mantengo l’attenzione focalizzata su ogni singolo interesse fino a determinarne l’esecuzione/fine.

Quindi seleziono la priorità, la organizzo, la eseguo mantenendo l’attenzione divisa e poi ne constato il termine.

Più aumentano le informazioni da gestire, e di conseguenza le scelte di azione, più sarò lento e meno efficace.

Per osservare, studiare e definire le priorità, segmento ogni singolo gesto, riducendo al minimo le sequenze di movimenti , creando una condizione ottimale di mantenimento dell’attenzione e di possibilità di gestione delle informazioni raccolte durante l’esecuzione.

Attraverso l’investimento del tempo posso analizzare ed ascoltare ogni singola parte del corpo per farla muovere secondo l’ordine di priorità acquisendo determinazione e decisione.

Per focalizzare sarò lento/cauto, paziente con me stesso attraverso la definizione di un contesto favorevole.

La grande sfida è quella di diventare attivo sostituendo la reazione con l’AZIONE e diventare il responsabile del mio stato (prenderne coscienza).

La quiete genera l’azione.

Questo modo di agire viene spiegato con il termine PRESENZA.

La presenza dà l’opportunità di analizzare costantemente quello che accade intorno a sé per capirne il perché e modificarlo.

Quello che accade intorno al sé provoca delle sensazioni ed emozioni che gestisco attraverso il  RICORDO DI Sé (attenzione divisa)

Quale sé mi ricordo?

Partiamo dal sé biologico per poi apprendere gli strumenti per definire gli aspetti del sé non ora visibili.

Dato che userò l’arrampicata per praticare  lo sviluppo avrò bisogno di definiremo un sé biomeccanico.

Chi ha frequentato il corso Open Climb è già a conoscenza del fatto che l’asse longitudinale, che passa lungo il corpo dalla testa ai piedi, rappresenta il sé biomeccanico, il quale direziona il peso e lo spostamento, per comodità individuato nella schiena, quindi esso rappresenta la mia attenzione primaria o Ricordo del sé.

L’attenzione (presenza) la dirigo sulle priorità, dato che le priorità hanno un ordine, dopo ogni azione conseguente l’attenzione, ricomincio con una definizione di nuova priorità.

Con l’attenzione primaria intendo che non solo definiamo una priorità ma che questa priorità, la schiena (il sé) rappresenta l’inizio e la fine di ogni azione (Ricordo del sé).

Quindi partiremo eretti faremo un’azione che ci curverà per poi tornare eretti, l’alternanza di queste due qualità rappresenterà il ritmo e la qualità stessa dell’andatura.

Marco Nescatelli

30
Set

Prefazione de “La pratica dell’equilibrio”

 

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Se vuoi cambiare
scegli cosa credere…

Tutto è in equilibrio in ogni momento,
ogni cosa cambia mantenendosi in equilibrio.

L’accettazione delle cose non può che passare per la conoscenza delle stesse, il profondo studio e l’approfondimento della conoscenza non può che generare inevitabilmente amore per le cose.

I principi che regolano questo testo nascono dall’Educazione, ma nel senso stesso dell’etimologia del termine “tirar fuori”, infatti l’allievo impara a capire quello che ha dentro, il proprio potenziale, mantenendolo ed alimentandolo.

L’intenzione di questa mini guida è quella di indirizzare la pratica-allenamento dell’arrampicata verso l’indipendenza, mantenendo costantemente l’equilibrio per trarre benefici e gioia nell’atto stesso della pratica.

Alla base dell’allenamento c’è la volontà di miglioramento.

Ma per migliorare come si fa?

La formula vincente è unire la parola miglioramento a quella di “divertimento”.

Per potermi divertire agisco secondo il possibilismo, cioè mi metterò nella migliore condizione per poter crescere.

L’arrampicata potrebbe essere vista come un cammino verticale che semplificherò edificando dei gradini, la qualità dell’ascesa dipenderà dal come costruirò i gradini.

Se costruirò dei gradini bassi l’ascesa sarà apparentemente più lenta ma non mi peserà e sarò sempre ben disposto a fare un’altro passo.

Costruirò dei gradini tanto bassi tali da rendere l’ascesa così agiata da poter ridere nell’ascesa e dell’ascesa.

I gradini sono la rappresentazione della difficoltà crescente che affronterò per imparare a gestire meglio le situazioni, ogni gradino rappresenta un livello superiore di coscienza che va vissuto come tale.

Una volta salito sul gradino successivo avrò gli strumenti per comprendere il gradino precedente…..perché le cose “difficili” richiedono un livello di attenzione superiore, per cercare ed apprendere le nuove informazioni, innalzando la nostra capacità di cogliere le informazioni sfuggite al livello precedente rendendolo più definito…”facile”.

Questo nuovo stato mentale mi aiuta a percepire più cose, arricchendo la cognizione dello spazio, facendomi orientare meglio sul dove, o verso cosa, in quale direzione costruire il nuovo gradino, capendo come utilizzare “facile” e “difficile” (Il margine).

Evidentemente la pratica evolve secondo un percorso più efficace possibile verso l’alto, dove per alto si intende l’ignoto o tutto ciò che ignoriamo e per fare questo ci metteremo di fronte a cose sempre più “difficili” dove solo ed esclusivamente con la “pratica del metodo” potremmo riuscire a risolvere “velocemente”.

Ciò che dà l’incisività al metodo è l’intento che determina il modo ed il perché fare.

L’intento stimola, motiva e dà la percezione del momento (orientamento)

Il  mio intento è quello di praticare l’arrampicata per stare bene, manifestando l’equilibrio attraverso la consapevolezza di ogni istante, nella gioia del divenire.

Chiaramente questo collima con l’accettazione e il rispetto del se, perché il momento è la rappresentazione/manifestazione di quello che prova l’osservatore.

Ognuno di noi è diverso ed è grazie alla nostra diversità che arricchiamo il sistema armonioso.

Per coltivare ognuno di questi elementi traccerò delle priorità.

Inizio con l’ individuare e scegliere il  terreno di allenamento.

Il terreno di allenamento sarà l’IO.

Applicherò semplicemente la formula definita e spiegata nell’Open Climb CliSCe, dove l’arrampicata viene impostata sulla propriocezione per imparare a gestire il proprio corpo, gestendo sensazioni ed emozioni, ponendo l’accento sull’ascolto e quindi sulla capacità analitica di constatazione.

La formula o metodo è un modo di regolamentare lo sviluppo della consapevolezza per gioire del manifesto.

Il metodo:

  • agisce presentando e spiegando prima una regola,
  • fornisce le informazioni, applicazioni, annesse alla regola che permetteranno di sceglierla
  • farà applicare la regola, stimolando la fiducia in essa e nel metodo
  • darà gli strumenti per generare altre regole

fino ad arrivare ad essere sostituita dal modo individuale che renderà indipendente colui che la utilizza.

Questo scritto ha la pretesa di dare la possibilità a tutti di poter esprimere il “proprio sè”  nell’area del benessere.

Marco Nescatelli

2
Feb

Intento RCC

Ogni giorno migliaia di arrampicatori sportivi pratica e tenta il superamento delle proprie possibilità, ogni giorno mi metto in discussione, ogni giorno studio e mi impegno.
Ogni giorno ricerco la gioia nel tentare e nel trovare l’impegno limite.
Questa magia è una danza a braccetto con il vuoto su una pista rocciosa dove equilibri precari si susseguono e si alternano tra mente, corpo e spirito.
L’estasi emozionale nasce e si alimenta su solide fondamenta in continua espansione.
La sicurezza è uno dei pilastri portanti sul quale si erige la performance sportiva!
La mia sicurezza è il benessere!
Il mio benessere è ascendere!

L’Accademia d’arrampicata Roma Center Climb

L’impegno direzionato e costante porta sempre al miglioramento!
Non saranno mai abbastanza le parole per definire il cammino iniziato!
Più saranno i punti di riferimento e più sarà incisivo l’impegno!
L’obiettivo comune è quello di vivere una vita equilibrata e degna!
Abbiamo scelto l’arrampicata come mezzo!
La formazione come strumento!
Più riusciremo a crescere, più guadagneremo..come persone..come immagine e come profitto!
Io con la parola profitto intendo  la garanzia di ottenere e mantenere una qualità di vita che ci rispecchi o rispetti.
Più ho chiara la mia missione  e più sarò capace di trasmettere e far crescere!

Quello che mettò in gioco è tutto quello che ho:

  • Conoscenze
  • Strutture
  • Materiali
  • Immagine
  • Impegno
  • Capacità
  • Passione
  • Credenze
  • Modelli alternativi
  • IO!


Prima Credenza:
io sono RCC

Seconda Credenza:
io darò sempre il massimo perché nel “dare” ritrovo il mio potere e la mia crescita!

Terza Credenza:
Il mio dare si attiene a delle regole atte alla conservazione della qualità del dare,
conservazione delle mie energie ed efficacia dell’insegnamento.

Quarta Credenza:
IO prendo forza dalle mie debolezze.
cercandole e affrontandole!

Quinta Credenza:
Io gestisco con distacco ed accettazione,
mantenendo la capacità analitica su piani oggettivi, per il bene comune.

Sesta Credenza:
Io propongo una cultura alternativa dove le persone devono sognare e avverare i loro sogni!
Sogni rappresentativi del proprio “io profondo”, veri e durevoli!

Settima Credenza:
IO guiderò le persone con la forza dell’esempio!
mi atterrò al compito delimitando i miei ambiti.

Ottava Credenza:
i miei compiti sono dettati dal mio impegno e dalle mie capacità a tutela della crescita personale e del sistema!
Nulla deve essere fermo in un sistema in crescita.
Sta a me dare nuovo valore e impatto ai miei compiti!
Se esistono dei compiti è perché sono fondamentali.
La mia importanza risiede nell’eseguirli al meglio e migliorarli nel rispetto delle mie credenze e di chi mi circonda!

Nona Credenza:
Il disegno formativo è delineato!
Ma si può migliorare e lo so migliorando giorno per giorno… in continuo adattamento e sviluppo!

Decima Credenza:
i soldi e la scansione temporale dei corsi sono mirati a misurare l’impegno e la metabolizzazione della didattica all’interno di un sistema sostenibile.

Grazie al rispetto l’essere umano impara a relazionarsi e a rendere i rapporti fertili e stabili per una crescita non solo dell’individuo ma anche del gruppo, rimanendo unito e garantendo la differenza e la crescita 🙂

Marco Nescatelli

1
Gen

Buon Anno Nuovo … e felice fallimento


… Mah … mi sto chiedendo se con tutta la moderna tecnologia oggi a disposizione sia davvero ancora più difficile per un ricco entrare nel Regno dei Cieli che per un cammello passare attraverso la cruna di un ago … 


… E poi parbleu, non fu proprio Cristo ( e la vicenda non è forse riportata dagli stessi Vangeli ) a cacciare, inferocito, i mercanti dal tempio ?


… E come mai ci ritroviamo allora oggi un Cristianesimo ed un Vaticano molto più interessati a questioni di “teoria monetaria” piuttosto che della difesa di valori spirituali finora ritenuti universali ?  E perchè mai il pastore di anime per antonomasia si fa pastore e promotore di quelle stesse tecniche debitorie tanto invise alle grandi religioni di tutti i tempi ? … Mah … Bisogna dunque dedurne che non solo i “mercanti” non sono mai stati veramente cacciati dal Tempio, ma che ne siano invece divenuti gli stessi custodi …??

Vi ho lasciato digerire tranquillamente panettone e torrone natalizi perchè oggi ho voglia di tirarvi un paio di cazzotti ben piazzati allo stomaco, di quelli che ti fanno rigettare non solo le classiche “verze di natale”, ma anche alcune delle convinzioni culturali più fortemente radicate, fino ad essere ormai del tutto incancrenite nel cassetto chiuso a doppia mandata del “non più discutibile nè sindacabile”.  Due cazzottoni che hanno solo la pretesa di indurvi ad un ripensamento, che poi il vostro arbitrio così “liberato” accetterà o rifiuterà, questo sarete voi a deciderlo, pecorelle quanto mai smarrite …

Il primo cazzotto allo stomaco è questa “Riforma Monetaria Internazionale” redatta nel 2011 in seno al Vaticano, documento già proposto in qualche post precedente ma al quale, vista l’ attualità del tema e del periodo, voglio dare qui una rilevanza a sè stante. Documento che consiglio di leggere attentamente e che toglierà una volta per tutte ogni residuo dubbio sulla “trasversalità” dell’ assunto globalista, su come esso sia spinto e sostenuto ormai da ogni “vero potere” sulla faccia della terra, sull’ inutilità di opporvi anacronistiche sulla base di improbabili proposte di recupero delle sovranità monetarie e nazionali ( ricordate la brutta fine che fece Gheddafi ? ), ed infine su quanto sia utile e strumentale farvi individuare il “cattivone” in questo o quel falso bersaglio sul quale viene astutamente focalizzata e catalizzata la vostra rabbia, il vostro pur legittimo risentimento, in una parola il vostro “dissenso” per condurre, proprio ATTRAVERSO LA VOSTRA OPPOSIZIONE, alla costruzione di quella nuova realtà che E’ GIA’ nella testa dei dominanti: una realtà che sarà comunque, ancora una volta, il LORO IMMAGINARIO ( e non il vostro ) anche se spinto a concretizzarsi “ATTRAVERSO” la vostra testa.
Questo documento non mancherà di aprirvi gli occhi, aldilà di ogni ideologia, su una “volontà” ben più trasnazionale, trasversale ed estesa, nonchè sulla solita ritrita tecnica “pubblicitaria” di applicare e far agire tale volontà alla “massa”, e ancora sui molti comodi luoghi comuni cui vi aggrappate non capendo quanto essi siano funzionali a “spingere” vostro malgrado la volontà stessa del potere.

Faccio inoltre presente ( e voglio ancora sottolineare tale tecnica di scacco ) come a questo punto, una volta che il potere ha introdotto il suo virus in una ideologia, poco importa che vi schieriate “con” ( consenso ) o “contro” ( dissenso ): in entrambi i casi avrà già vinto lui, ed entrambe le posizioni saranno utilizzate per condurvi nella stessa direzione. Facendo l’ esempio spicciolo, nel nostro caso potrete “accettare o rifiutare” quanto vi viene qui sottoposto, ma in entrambi i casi non potrete far altro che “alimentare il virus” che è stato introdotto:

1) “Ma guarda un po’ il Vaticano che figlio di buona donna … t’al dag mì, chiudo coi preti e col cristianesimo, tanto alla fine sono proprio tutti uguali” … ( l’ élite ha conseguito uno dei suoi massimi obiettivi di sempre che è quello di abolire o perlomeno sminuire il potere catalizzatore dell’ assunto religioso )

2) “Io sono peggio di San Tommaso, e non ci credo neanche se lo vedo: e poi se il vaticano ha promosso un documento del genere avrà i suoi buoni motivi, quindi per me sta bene così ..” ( … beh … serve aggiungere altro ? )

3) Tornaconto secondario di non poca importanza per il potere l’ avere così già potenzialmente diviso quella che prima era un’ unica massa che si identificava nell’ assunto cristiano in due fazioni che prima o poi si contrapporranno, si criticheranno, si combatteranno, e comunque sia avranno in questo modo completamente annullato il potere catalizzante che prima le univa, e rinunciato alla forza sociale che esso rappresentava.  ( Vedete come si fa alla svelta ? … E adesso arriva il secondo cazzotto, preparatevi … )


STOP !  STOP !  STOP, parbleu !!
 … Capite che E’ PROPRIO QUI che il meccanismo vi frega, che il meccanismo va “rallentato e capito”, che questa è esattamente quella dinamica di OPPOSIZIONE DEGLI OPPOSTI giocata da eoni, e ad ogni livello, da qualsiasi potere che intenda servirsi proprio della vostra zucca per imporsi ?? E’ così che viene usata la MENTE SOCIALE nello stesso perverso modo in cui che ne so, una matrigna malvagia ( icona: la strega e/o l’ orco di ogni fiaba ) userebbe ogni espediente in suo potere per indurre beghe, litigi e divisioni al fine di IMPEDIRE e DIVIDERE l’ unione amorosa del figlio/a ( icona: gli eroi buoni della favola ), anzichè operarsi per FAVORIRE ed ARMONIZZARE tale tendenza naturale e spontanea ( icona: la fata, il saggio, l’ elemento “consapevolizzante” necessario al lieto fine di ogni fiaba ) …
Ora, mentre nelle fiabe ( che “favole” non sono, ma la rappresentazione iconica di un preciso processo inconscio che avviene in ognuno di noi ) alla fine si ha la vittoria di un ASSUNTO UNIFICANTE, nella mente sociale reale ciò viene costantemente impedito proprio dall’ alimentare un’ ETERNA CONTRAPPOSIZIONE DI OPPOSTI attraverso i quali il potere “altro” da voi si perpetua nel tempo alla vostra facciazza … concetto per fortuna già ben colto da più di un lettore di questo blog, e che continueremo qui dentro a ribadire fino alla nausea.

  … Ma torniamo a noi: mettevi dunque il cuore in pace sugli esiti della crisi e su     tutte le finte moine e finte contrapposizioni di tutto quanto il teatrino tecnico-politico; mettetevi il cuore in pace sui furbissimi balletti acrobatici della coppia Merkel – Sarkozy; mettetevi il cuore in pace sulle farlocche e pilotate previsioni delle agenzie di  rating: NESSUNO ( ma proprio nessuno ) intende “risolvere” una crisi che è stata creata apposta per “scoppiare”, ed il cui polivalente scopo è:

1) Ritirare dalla circolazione più massa monetaria possibile ( ossia pura moneta finta, farlocca )

2) “Concretizzare” ( attraverso il successivo recupero forzoso effettuato da Equitalia e scherani vari ) VERA ricchezza da dare in pasto ai prestatori, agli azionisti, ai finanzieri “creativi” ( capito ora perchè si chiamano così ?? )

3) “Forzare” la cessione e/o privatizzazione di beni e servizi pubblici, l’ abbassamento del costo del lavoro, indurre povertà e scarsa mobilità nella base sociale

4) E qui viene il bello … quando tali risultati saranno stati raggiunti, quando nulla sarà più aspirabile da “QUESTO SISTEMA SOCIALE” … beh, ecco, allora e SOLO ALLORA lo si farà crollare, sostituendolo con “altro”.

5) Introduzione del nuovo modello sostitutorio di quello ormai “consumato”.

( Breve parentesi:  Che faccia avrà più o meno questo “altro” ce lo dicono proprio le sirene del “cambiamento”, dell’ “alternativa” già predisposta, dei predicatori di nuovi sistemi e teorie monetarie, di economie di decrescita, e tutta, tutta quanta l’ attuale propaganda travestita da opposizione: se l’ operazione del cambiamento di modello infatti prevede due fasi, è chiaro che non solo si è già previsto il modello sostitutivo, ma si userà proprio il dissenso, l’ opposizione, insomma il disgusto e lo schifo generato in tutti noi da QUESTO ATTUALE modello per introdurre il “desiderio indotto” del nuovo … Semplice e geniale, n’ est-ce pas ??
… E come già detto fino alla nausea, sarà ancora una volta l’ Immaginario Collettivo, opportunamente indotto e pilotato, a “concretizzare” il nuovo modello sociale che l’ élite ha già pensato per sè e per noi ).

Nell’ attesa dunque di capire bene la sorte che tale potere vorrà riservare a noi, “pedine consumabili e sacrificabili” di questo eterno gioco, di questo “eterno ritorno” niciano, cerchiamo di rispondere a tre / quattro domande che a questo punto sorgono spontanee:

1) E’ possibile “opporsi” a tale progetto ? … No. Punto. Lo abbiamo già visto in lungo e in largo, ed abbiamo visto come lo stesso sistema abbia astutamente “saturato” ogni canale di potenziale opposizione in modo da riportare l’ acqua sempre al suo mulino. Se una opposizione è possibile è solo “individuale”, nel senso di allargare la consapevolezza di tali tecniche di dominio con cui veniamo condotti attraverso la “Storia” con la “S” maiuscola.
E per quanto possibile usarla per svincolarsi da questa meccanica indotta, e provare a realizzare anche in semplici “microcosmi sociali” ( aule scolastiche, bar, amici, ecc … ) quell’ “andamento interrotto del naturale processo di crescita e sviluppo”, ossia provare a scrivere finalmente il “finale” a questa fiaba che invece si ripete sempre in modo ossessivo, come una eterna telenovela che non intenda mai risolversi, come un incubo che continua a riproporsi, come, per dirla con un termine proprio, “nevrosi sociale”. Espressione malata di una società malata, come dico da sempre riferendomi alla dinamiche così ben descritte da Fromm e altri.

2) Il “Sistema”, ahimè, è dinamico e tende a riproporsi:  ora, dobbiamo intendere tale sistema non come un dinosauro destinato a crepare nel suo stesso habitat diventato ormai inospitale ( questo è solo quanto astutamente vuole farvi credere il Potere stesso sia per fingersi finito che per usare tale idea come propellente psicologico verso la sua seconda fase di rinascita ), ma piuttosto come un animale in trasformazione adattiva, che anzi crea e plasma il suo futuro habitat: come un serpente abbandonerà una pelle ormai stretta per continuare a vivere in una nuova; come l’ araba fenice brucerà assieme al nido ma solo per risorgere rinnovata dalle sue stesse ceneri. Ovviamente un tale presupposto di evoluzione storica necessita di una “testa pensante e altra” che sia sempre guida del sistema stesso, passando indenne dalle varie “ere” e cicli storici.

3) Sono dunque i “Mercati” la testa pensante del Sistema ? … No. Non almeno nel senso “strutturale” di Banche, Spa e Multinazionali varie. Essi sono solo “lo strumento usato” dall’ attuale potere, strumento che a breve verrà abbandonato e fatto deliberatamente “crollare” in quella che è la sua struttura organizzativa odierna.
Questo per motivi molto ovvi che balzano subito all’ occhio se solo ci si ferma a riflettere un attimo:

a) Il primo e più ovvio motivo è dato dalla domanda: “Come potrebbe mai sopravvivere tutta l’ attuale struttura economico-finanziaria in un sistema sociale fondamentalmente impoverito dalla base, non più capace nè di assorbire nè tantomeno di produrre ricchezza ?” … E’ ovvio che saremmo nel paradosso, e quindi la stessa struttura mercatista andrà demolita, o comunque fortemente ridimensionata.  Ovviamente gli arricchiti, gli alti azionisti, in una parola le “persone fisiche” veramente potenti non soccomberanno certo assieme alla struttura da loro stessi pensata e creata: tuttavia dovranno giocoforza “riciclarsi” in qualcosa di nuovo ( e forse meno socialmente deleterio dell’ attuale ?  … boh, staremo a vedere, non è questo che ci interessa nell’ àmbito del discorso di oggi ).

b) La struttura è “internamente” fragile:  Come già fatto notare in questo post, tutta la struttura finanziaria è stata lasciata sviluppare in modo “accentratorio”, secondo il classico schema di “bambole cinesi ad incastro”. Lo stesso studio individua proprio in tale struttura l’ elemento di maggior fragilità dell’ intero sistema economico: se crolla un grosso ganglio, crolla tutto assieme a lui. Ora chiediamoci: quale folle svilupperebbe una “macchina” talmente mastodontica e al contempo affetta da un simile “errore intrinseco” tanto macroscopico e non compensato ?? … Una svista, o non una scelta ben precisa di chi abbia già in mente il suo facile e rapido futuro abbattimento senza possibilità per la singola cellula di opporsi a tale volontà superiore ?? … Io sarei per la seconda ipotesi … ed il fatto che anche le Banche Centrali rispecchino lo stesso schema avvalora tale tesi: Bankitalia è dentro la BCE che a sua volta è dentro la FED che a sua volta è dentro la Banca Mondiale e il FMI … pensate anche voi che se crollano un paio di banche centrali europee ( due a caso: quella greca e quella italiana ) crolla l’ INTERO SISTEMA OCCIDENTALE ?  Pensate anche voi che forse non è un caso che si sia fatta partire l’ implosione della crisi proprio dall’ Europa ? … Europa che è proprio la “bambola interna” che saltando farà saltare anche quelle esterne, esattamente come dovrà avvenire anche nello schema strutturale delle multinazionali …

4) Il Sistema si riproduce proprio attraverso l’ opposizione a sè stesso:  E per quanto possa sembrare paradossale, è proprio attraverso una dinamica di auto-dissenso generato e sua catalizzazione verso il suo stesso auto-abbattimento che tale “bestia” si rigenera e rinnova.
Ancora una volta usando il ben noto espediente di dividere la mente sociale in un rivolo di correnti, correntine, pensieri, ideologie, e di CONTRAPPORLE tra loro in modo artificioso tale da condurre sempre allo stesso risultato finale.

Ora quindi perdonatemi se, ancora una volta, rimando a quanto detto in “dinamica di uno spot pubblicitario” perchè l’ esempio là riportato è PERFETTO, per la sua semplicità, a “rallentare e individuare chiaramente” questo inganno che possiamo riassumere nella sua dinamica fondamentale di TENSIONE >> QUIETE.

Tornando nello specifico, nulla cambia quindi sostanzialmente nella dinamica “pseudo-oppositoria” fino a ieri utilizzata, che ne so, per abbattere il governo interno, ed oggi utilizzata per portare all’ abbattimento strutturale e sistemico nel suo complesso: sempre della stessa zuppa alla fine si tratta.
Farvi odiare, rendendola insostenibile, l’ attuale sovrastruttura proprio per farvi desiderare la sua sostituzione, per indurvi il desiderio di un cambiamento STRUMENTALE ( come già ben visto in questo post infatti, ogni modello strutturale che si vuole abbattere è stato infiltrato dal virus stesso che ne causa il malfunzionamento ) …

E’ OVVIO che per l’ Umanità NON CI SARA’ MAI VERO PROGRESSO attraverso l’ utilizzo e la costante riproposizione di TALE DINAMICA … questo, una volta capito l’ inganno, lo intuisce anche un bimbo di tre anni, parbleu …!
Tornando infatti all’ esempio di una coppia ( che poi altro non è che la cellula sociale di base ) come potete pretendere di costruire uno sviluppo armonioso e stabile se l’ uno, o l’ altro, o entrambi continuate a dividervi e scontrarvi su ogni minima cazzata ( il sale, quel vestito, non mi capisci quindi è inutile che parli, ecc. ) ESASPERANDO invece di ARMONIZZARE E SUPERARE le contrapposizioni … Ce n’ est-pas possible, parbleu … Non è possibile, non si può, è materialmente e logicamente un paradosso pretendere di arrivare da qualche parte con questi presupposti, vero ?

BENE: cominciate a mandare a quel paese tutti quelli che, COMPLICANDO          ARTATAMENTE e RENDENDOVI INCOMPRENSIBILI dinamiche che in     realtà sono di una semplicità elementare ( la verità è sempre semplice, è la menzogna che necessita di mille artifici ), vorrebbero farvi credere che in questo modo si possa “crescere” o “progredire”, o altre CAZZATE del genere …

Questo non servirà certo a cambiare materialmente l’ andazzo di una locomotiva impazzita che VOLUTAMENTE si fa andare contro il vostro vero interesse … ma almeno servirà a capire, sviluppare, e provare a concretizzare in “microsistemi” ( fosse anche solo all’ interno della vostra coppia ) un DIVERSO APPROCCIO MENTALE: perchè, come già detto mille volte, è soprattutto nella testa che il potere si inserisce e vi frega, usando il vostro cervello esattamente come si userebbe la vagina di una prostituta. Peggio: l’ utero della protagonista di quella stupenda rappresentazione iconica di questo concetto fatta nel film “Rosemary’s baby” di Polanski: capire questo, e riappropriarsi della propria testa ( o vagina o utero che sia ) non ha prezzo: per    tutto il resto, purtroppo, ci sarà ancora Mastercard.

( Il sistema procederà quindi indipendentemente al proprio crollo e ristrutturazione: che lo vogliate o meno, che vi “opponiate” o meno, farà tutto da solo … a voi invece saper intelligentemente approfittare del contestuale crollo anche di una mentalità esasperatamente mercatista per riuscire finalmente a spogliarvi del vecchio “habitus mentale”, e poter elaborare un nuovo, sganciato e più genuinamente “vostro” schema ed approccio mentale ad un “vero essere” ).